Perché decidere di raccontarvi questo studio?
Per 4 motivi:
perché amo follemente gli studi che analizzano le variazioni fisiologiche in seguito al trattamento manipolativo osteopatico (OMT) ;
perché vorrei far ragionare il lettore sugli effetti sistemici (che riguardano tutto il corpo) che puó indurre il trattamento di un tessuto periferico (una caviglia per es.) ;
perché lo studio in questione prende in esame soggetti sani e nella mission osteopatica rientrano prevalentemente gli aspetti preventivi, quindi il prevenire eventi avversi/afisiologici in soggetti globalmente sani (anche se sappiamo che 90 su 100 il paziente si presenta dall´ osteopata quando ormai é alla frutta);
infine perché rileggere un articolo uscito solo 3 anni fa e confrontarlo con le nuove acquisizioni scientifiche apre sempre nuovi spiragli.
Lo studio, frutto di un´ altra eccellenza osteopatica italiana, ha evidenziato, per la prima volta, il ruolo dell´ OMT nella perfusione cerebrale (ovvero quanto vengono irrorati/nutriti i nostri tessuti cerebrali). E no, con questo non voglio arrivarvi a dire che se vi fate trattare l´ osteopatia vi renderá piú furbi, forse vi renderá solo piú pazzi, molto probabilmente piú interocettivi (consapevoli delle vostre funzioni corporee interne: conspevolezza del battito cardiaco, della risonanza vocale, del transito intestinale etc.) (1; 2)
Come é stato dimostrato? 15 pazienti sono stati trattati e 15 hanno ricevuto un placebo, sono stati valutati prima e dopo il singolo trattamento (45 min., black box: tecniche eseguite in base alle disfunzioni somatiche trovate) e a 3 gg di distanza dal trattamento. Sono stati esaminati con una particolare Risonanza magnetica (vedi in fondo all` articolo). (3)
Subito dopo il trattamento gli autori hanno riscontrato che la perfusione cerebrale diminuiva in 2 aree specifiche: la corteccia posteriore del cingolo di sinistra (CPP sx) e il lobulo parietale superiore sinistro (SPL sx). Invece a distanza di 3 gg le modifiche riscontrate a sinistra nelle 2 aree precedentemente elencate scomparivano, mentre aumentava la perfusione cerebrale nella corteccia del cingolo posteriore di destra (CPP dx)!! Mi raccomando CPP non confondetelo con CCCP sono 2 cose diverse 😉 Direi che l'unione delle repubbliche socialistiche sovietiche o il gruppo musicale non c´ entrano nulla .
La CPP, la quale ha visto aumentare la sua quantitá di sangue e dunque la sua attivitá a distanza di 3 gg dal trattamento, svolge un ruolo importante in molte funzioni della nostra vita come: l´attenzione, l`interocezione (serie di informazioni interne all`organismo come la percezione del battito cardiaco, del respiro, della deglutizione etc.) il riconoscimento e la percezione del sé/entitá/soggetto/persona, l´ orientamento spaziale... (4) La CPP rientra inoltre in specifici network/percorsi neurologici come ad esempio il Default Mode Network, sistema che va in crisi nei disturbi dello spettro autistico e nell´ Alzheimer, ed il Central Autonomic Network, il quale controlla la funzione dei motoneuroni pregangliari del simpatico e del parasimapatico (in particolare del parasimpatico) (5; 6).
Cosa vuol dire quest'ultima frase vi chiederete? Gli autori ce lo spiegano e ipotizzano ciò: "... il cambiamento osservato nella sua perfusione potrebbe indicare una modulazione simpatico-vagale con uno scostamento relativamente maggiore verso la predominanza parasimpatica (o vagale), come conseguenza dell’effetto OMT che ridurrebbe il tono simpatico..." Interessantissimo! In soldoni, vorrebbe dire spostare la valvola del nostro sistema e del nostro cervello verso le funzioni riparative, di autoguarigione ed infine sull'attenzione a se stessi. Tutto questo è stato confermato da un altro studio osteopatico nel quale si evidenzia anche la diminuzione del dolore nella lombalgia (mal di schiena) (7) ... e questo si manifesta con le stesse modalitá, probabilmente, nella meditazione e nella mindfulness. Avremo modo di parlarne in un articolo futuro.
Se non vi bastasse gli autori ci dicono ancora: " ... Mentre la corteccia cingolata è una regione fondamentale per il riconoscimento delle emozioni e la percezione del dolore (11), la PCC è considerata un pre-processore emozionale per valutare la rilevanza che il sé attribuisce a eventi e stimoli emozionali, in quanto la sua inattivazione funzionale potrebbe essere uno dei meccanismi per ridurre la percezione globale della stimolazione nocicettiva (11). " Insomma gli autori ci stanno dicendo che, molto probabilmente, le aree coinvolte dal trattamento osteopatico sono fondamentali nella percezione di noi stessi e nella percezione del dolore (nel modulare la nostra asticella del dolore: quanto male sentiamo/percepiamo).
Vi riporto ancora 2 frasi degli autori a Voi che siete arrivati a leggere fin qua...
"La valutazione subito dopo il trattamento (T1) ha rilevato una riduzione della perfusione anche nell’SPL (lobulo parietale superiore sinistro), un’area principalmente coinvolta nelle funzioni visivo-motorie e nella cognizione spaziale, e specificamente implicata nell’elaborazione della configurazione spaziale del corpo (8). In particolare, l’SPL è correlato alla generazione e al mantenimento dell’immagine corporea (9) risultante dall’integrazione degli input visivi e propriocettivi utili per aggiornare dinamicamente l’immagine corporea rappresentata nell’SPL (10). Tale immagine del sé corporeo facilita un senso di proprietà [vale a dire, la sensazione che un’immagine del nostro corpo ci appartenga a tutti gli effetti ...], e un recente studio ha suggerito che anche la PCC sia coinvolta nel senso di appartenenza del corpo (11), stabilendo così una relazione funzionale tra queste due regioni."
"Probabilmente, gli effetti specifici dell’OMT sul lobulo parietale superiore sinistro sono transitori, per cui l’OMT influenzerebbe la rappresentazione mentale spaziale del corpo solo in modo transitorio, considerato che 3 giorni dopo il trattamento si osserva che la perfusione cerebrale nell’SPL ritorna al livello iniziale. Viceversa, gli effetti a breve termine sulla perfusione della PCC potrebbero sottolineare un influsso più prolungato sul central autonomic network, poiché l’aumento della perfusione in questa regione è perdurato nel tempo".
Affascinante, non trovate ?
Tra i tratti piú illuminanti dello studio c'é sicuramente l´utilizzo di una scala di de-blinding, la quale misurava la percezione, da parte del paziente, dell` efficacia del trattamento e del tipo di trattamento che stava subendo (insomma se rientrava nel gruppo placebo o nel gruppo effettivamente trattato).
Per concludere: Tutti i pazienti sono stati esaminati con una particolare Risonanza magnetica (arterial spin labeling perfusion, ASL RM) che mette in evidenza la perfusione (quanto nutrimento arriva) all´ interno del letto capillare.